Il viaggio per mare, da sempre contraddistinto dalla possibilità del naufragio, ha caratterizzato il trasporto degli schiavi africani nei secoli passati e rimane la cifra caratteristica dell’attuale migrazione dall’Africa verso le coste europee.
La sistemazione degli schiavi a bordo di navi appositamente attrezzate era rigidamente regolata dalla legge economica del massimo profitto: nei meticolosi disegni d’epoca che riproducono le stive e i ponti delle navi negriere, tutto ciò è ratificato con raggelante chiarezza. Non un solo centimetro di spazio è lasciato a se stesso: gli schiavi sono rigorosamente allineati, incatenati gli uni agli altri; la fisicità individuale è abolita, sostituita da un’unica massa corporea proteiforme, costretta come tale a conformarsi suo malgrado al ventre profondo e inospitale della stiva.
La medesima logica mercantile regola oggi il passaggio per mare dei migranti; ammassati a bordo di natanti precari in base a meccanismi economici identici a quelli del passato, donne, uomini e bambini, quasi esclusivamente nativi africani, affrontano la traversata del Mediterraneo in condizioni di cattività analoghe a quelle collaudate a suo tempo.
Chi tra noi, non ancora del tutto assuefatto al ripetersi incessante delle immagini di cronaca, decide di mettere a confronto le foto dei barconi sovraccarichi con i disegni di affollate navi negriere, troverà facile conferma del ripetersi sconcertante della Storia.
Sans Papier cerca di immaginare il viaggio dei migranti provenienti dall’Africa. Non mi è estranea l’evidente possibilità che questa operazione comporta, quella cioè di scivolare nel pressappochismo della fantasia.
Da una parte il video, in un crudo bianco e nero, si sofferma sul tema della fuga infinita e dello smarrimento che consegue. La fuga è la condizione costante che determina la vita dei clandestini, africani e non: si varcano i confini fuggendo con passi veloci e incerti; si persegue la fuga, più che mai disperata, dai centri di detenzione nei quali si è finiti intrappolati.
Dall’altra parte, una serie di disegni digitali estrapolati dalle stampe navali d’epoca, invitano a riflettere sull’altro, preminente dato di cronaca, quello cioè del trasporto dei migranti.
Perduto definitivamente ogni tratto realistico, le figure degli schiavi si trasformano in pure silhouettes, ombre nere senza spessore, emblemi di una condizione esistenziale ridotta a nient’altro che a un pattern decorativo privo di vita e anima.



































installazione (disegni digitali, cornici, video proiezione). Galleria Puccini, Ancona     

photo © Paolo Zitti