La città di Lamu, posta sull’isola omonima, è l’insediamento Swahili più antico e meglio conservato in Africa Orientale.
Durante il suo periodo d’oro Lamu ha esercitato una decisiva influenza religiosa, culturale e artistica sull’intera regione grazie ad una fiorente economia basata sul mercato degli schiavi. Negli anni, l' isola si è arricchita di grandi palazzi di pietra corallina caratterizzati da magnifici portoni di legno intagliato.
Questi edifici limitrofi, eretti con il lavoro degli schiavi, determinano il labirinto viario della città e sono stati oggetto di mio grande interesse nei due mesi trascorsi sull'isola nel 2009.
Il desiderio di attraversare quelle pareti almeno con un’occhiata attraverso il varco dei portoni, è rimasto irrealizzato perché essi sono rimasti sempre ostinatamente chiusi, mute sentinelle poste a difesa di antiche esistenze cariche di dolore o gravide di ostentazione e potere.
In compenso i portoni hanno offerto al mio sguardo la contemplazione della loro originale ed intricata bellezza.
Nel dedalo dei vicoli dove si aggira la folla vociante dei bambini, dei perdigiorno, degli improbabili procacciatori, degli innumerevoli asini, tra quei vicoli ho realizzato circa trenta disegni frottage.
Non ho nemmeno tentato di raffigurare oggettivamente quelle porte e la complessità dei loro intagli: curiosità, ammirazione ed emozione estemporanee si sono coagulate con immediatezza e velocità esecutiva sulla superficie di comuni fogli di carta da pacchi.
Per la sue caratteristiche più tattili che retiniche la tecnica frottage si è rivelata la migliore per condurre questo esperimento con la storia locale: esperimento non troppo meditato e gestito in assoluta povertà di mezzi sotto lo sguardo perplesso di uomini e bestie.